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XIX

IL REGNO D’ITALIA

i Il grande avvenimento che ieri fu annunziato al popolo italiano non sembrerá per certo straordinario a chiunque rammenta la storia dell’Italia. Il nome di Regno d’Italia non è nuovo. Quando gl*imbecilli successori di Teodorico fecero per vizio e scioperatezza rovinar l’edificio che quell’uomo sommo avea innalzato, esso risorse sotto altro nome per opera de’ longobardi. E l’opra di costoro sarebbe stata piú durevole e l’Italia avrebbe evitati gl’infiniti guai che soffri ne’ secoli posteriori, se, come molti istorici hanno avvertito, avessero avuta l’avvertenza di stabilir la sede del loro regno in Roma; se avessero stabilita una legittima successione e non avessero avuti i loro re elettivi; se non avessero creati quegl’immensi ducati di Spoleto, del Friuli e particolarmente di Benevento, i signori de’ quali, per ampiezza di dominio e per lontananza dal centro della monarchia, erano vassalli piú potenti dello stesso re. Il regno de’ longobardi conteneva in se stesso i germi della propria dissoluzione. Pure, vinta in pochi anni dal dolce clima dell’Italia la barbarie de’ settentrionali conquistatori, gl’italiani godettero, in quella unione delle due nazioni, giorni migliori di quelli che eransi sofferti nell’estrema corruzione dell’impero romano, sotto l’imbecille, avaro, intollerante impero de’ greci, e tra le eterne depredazioni de’ barbari che venivano ogni anno, quasi flagelli della divinitá, a vendicare la terra per tanti secoli oppressa dal valore e dalla gloria romana. Cessò l’Italia sotto i longobardi d’essere la preda del piú forte. Gli ordini pubblici divennero piú stabili e con ciò piú giusti; imperciocché, ove gli ordini sono