Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/159

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pensiero di far risorgere il regno italiano. Fu l’opera di Teodorico e di Carlo Magno: fu la cura principale di Ottone il grande e del gran Federico secondo. O terra antica e, se non piú potente, almeno sempre gloriosa, gran madre di uomini e di biade, è dunque forza del tuo destino che gli eroi di tutt’i secoli e di tutte le nazioni debbon riporre la prima gloria loro nelPaver cura di te? 11 Un’altra osservazione da farsi sul Regno dell’ Italia è che esso è stato sempre fondato o restaurato da una forza straniera; né poteva avvenir altrimenti, corrotti una volta gli ordini ed indebolite le forze dell’antico impero, e, dietro la corruzione e la debolezza, venuta, invece dell’antica pubblica energia, quella vicendevole invidia, la quale è l’ultimo sentimento che rimane negli animi inviliti ed impotenti. Quella ragione, per la quale gl’italiani, reggendosi a repubblica, non potrebbero formar mai uno Stato potente, quella ragione istessa fa si che uno Stato potente, tra le tante divisioni di luoghi e di animi, non possa sorgere in Italia se non per mezzo dell’unione; e questa unione, non essendo piú figlia della virtú e degli ordini antichi, non può ottenersi se non per la forza. E come mai non sará straniera la forza, quando ogni forza patria è giá da tanto tempo distrutta?

Or qui si veggono tre aspetti sotto i quali il nuovo Regno d’Italia merita di esser considerato. Esso si può considerare sotto il rapporto che ha colla Francia, col rimanente dell’Europa, coll’Italia medesima. Considerato sotto il primo aspetto, i legami che ci uniscono alla Francia sono legami di necessitá e di vantaggio vicendevole. Era naturale che la Francia vincitrice volesse usare della sua vittoria; ma, finché la Francia ebbe apparenza di governo repubblicano, la sorte d’Italia non fu per certo molto felice, perché pessima è sempre la condizione de’ paesi conquistati o dominati dalle repubbliche. Par che la somma della libertá tutta si concentri entro le mura, e fuori non rimane che l’oppressione.