Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/169

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Son fermamente convinto che non mai l’agricoltura fará grandi e durevoli progressi, ove le leggi non proteggano non solo il possesso, ma anche la circolazione delle proprietá; ove i tributi non lascino all’agricoltore, sia proprietario, sia lavoratore, tanto che possa vivere; ove l’opinione confini l’agricoltore in una classe di cittadini la quale non sia... che importa che non sia l’ultima? basta, per avvilirlo, che non sia la prima; ove i costumi e gli ordini pubblici offrano altri mezzi a divenir grandi. Son fermamente convinto che non mai l’agricoltura fará rapidi progressi se non dove offre grandissimo lucro. Il fine della perfezione dell’agricoltura non è altro che quello di ottener da una data estensione di terreno il massimo prodotto colla minima spesa.

Or, dopo ciò, ritornando ai progressi della teorica, essi son facili a conoscersi. Non cosí quelli della pratica, sulla quale i popoli soglion illudere loro stessi a segno da non esservene uno il quale non creda che la sua agricoltura non sia la migliore di tutte. A toglier dunque ogni equivoco, è necessario prima di tutto definir qual sia l’agricoltura ottima. Un popolo è diverso da un uomo. In questo, non si guarda mai l’estensione del suo campo. «Exiguum colito *. In un popolo, il primo segno della perfezione della sua agricoltura è l’estensione della medesima. Non è mai molto agricolo un popolo che ha molti deserti.

Il secondo segno è la varietá della coltivazione. Ammesse tutte le altre condizioni eguali, un popolo, il quale coltiva un solo de’ tanti vegetabili che ci offre la natura, avrá minore agricoltura di un altro che ne coltiva dieci ; avrá minor quantitá di prodotti ne’ vari anni, perché non tutti gli anni sono egualmente propizi allo stesso genere di coltivazione; terrá molte parti del suo territorio o incolte o mal coltivate o in riposo, perché né tutti gli angoli della terra sono opportuni alla stessa coltivazione, né si può sperare un’eterna vegetazione senza alternar i vari generi delle coltivazioni. Quindi la cognizione delle varie piante che gli antichi coltivavano, la cognizione delle varie specie delle piante comprese sotto un medesimo genere, e la cognizione