Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/269

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CLVI. — Necrologia del padre Francesco Soave (n. 24, 24 gennaio).

Si veda sopra, pp. 214-6.

CLVII. — Varietá (n. 27, 27 gennaio).

Si veda sopra, pp. 217-21. Articolo incompiuto.

  • CLVIII — A proposito della cantata eseguita la sera del

13 febbraio 1806: poesia di Luigi Rossi, musica del maestro Minoia (n. 47, 16 febbraio).

  • CLIX. — Necrologia di Giuseppe Franchi da Carrara, professore emerito di disegno e di scultura a Brera (n. 52, 21 febbraio).

CLX. — Il Trionfo della pace , cantata del Cerretti, musica del Federici, eseguita alla Scala il 27 febbraio 1806 (n. 63, 4 marzo). CLXI. — Sulla bellezza de’ ritratti . Frammenti di lettera a Giovan Battista Giusti (nn. 69 e 71; io e 12 marzo).

Bello il ritratto di Napoleone dipinto da Giuseppe Bossi. «Vi regna moltissimo di quell’aureo antico quieto, il quale pare che riconcentri 1’anima solo per renderla piú sensitiva, e non le permetta di svagarsi in mille sensazioni solo per rendere piú forte l’impressione di quella sola che l’artista vuole che senta... Mendelssohn ha dimostrato quasi fino all’evidenza che la soverchia distinzione nelle idee diminuisce la sensazione del piacere; e prima di Mendelssohn il nostro Beccaria avea dimostrato che la forza della impressione, che le idee producono nell’animo nostro, è in ragion diretta del numero di quelle che operano simultaneamente: quanto maggiore è l’associazione, tanto l’impressione è piú forte, e questa associazione è maggiore nelle idee oscure che nelle troppo distinte...’Questa è, a creder mio, la ragione dell’estrema semplicitá che si osserva ne’ ritratti antichi. Di rado i loro eroi o galoppano o duellano o fanno una di quelle tante azioni violente che loro fan fare i nostri pittori ordinari. Essi però ti fan vedere che i loro eroi sentono e pensano, e di rado ti dicon ciò che pensano o sentono. Ciò vuol dire che gli antichi, invece di una sensazione, te ne destati mille». — Quale è poi il pregio principale d’un ritratto? I piú lo ripongono nella cosí detta c somiglianza > con l’originale. Ma pare che gli antichi non fossero di questo parere. Prova ne sia la dissimiglianza che si trova tra i diversi ritratti che ci restano d’un medesimo personaggio greco o romano: dissimiglianza, per altro, che diventa somiglianza grandissima c quando, piú che alla varia misura di ciascuna delle parti esterne componenti il volto, si pon mente al rapporto vicendevole