Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/328

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Pag. 307, r. 12. — Non uno, ma due estratti diè il Ledere dell’opera vichiana: il primo relativo al De uno, l’altro al De constantia iurisprudentis. Tutti e due vennero tradotti in italiano dal Vico medesimo: cfr. Autobiografia, ed. cit., pp. 89-97. La lettera del Ledere (Amsterdam, 8 settembre 1722), giá inserita dal Vico nella prima ediz. delV Autobiografia (cfr. ediz. Croce, pp. 42-3), fu parzialmente riprodotta anche a principio della redazione definitiva della seconda Scienza nuova (1744). — Che il Vico restasse scontento delle recensioni del Ledere, non appare da alcuna fonte. Ma forse il Cuoco fraintese un passo Ae\VAutobiografia (ed. cit., p. 43), ov’è detto che quanto «la lettera» (non le recensioni) dell’estensore della Bibliothèquc «rallegrò i valenti uomini che avevano giudicato a prò dell’opera del Vico, altrettanto dispiacque a coloro che ne avevano sentito il contrario».

Pag. 309, r. 32 - pag. 310, r. 3. — Il De antiquissima diè luogo, non a «molte censure», ma a una deferentissima recensione anonima, che un «dotto signore», come lo chiama il Vico, e ch’era forse Bernardo Trevisán, inseri nel Giornale de’ letterati d’Italia diretto da Apostolo Zeno ( 1711). Il Vico si difese in una nobile Risposta (Napoli, Mosca, 1711), inducendo, per tal modo, il suo contradittore a una replica egualmente cortese (1711), seguita da una seconda Risposta del Vico (Napoli, Mosca, 1712). Né poi gli addebiti mossi al De antiquissima eran meramente filologici: la maggior parte, anzi, concerneva i capisaldi della metafísica del Vico, e qualcuno forse non restò senza effetto sullo sviluppo posteriore del suo pensiero. Per ultimo, ai tempi del Cuoco, queste «dispute» non erano ancor raccolte in volume (cosa fatta per la prima volta da Giuseppe Ferrari nella sua prima edizione delle Opere del Vico): bensi il Vico aveva fatte stampar le due Risposte nel medesimo formato del De antiquissima perché si potessero (come accadde sovente) rilegare i tre opuscoli insieme. Vedere ora G. B. Vico, Le orazioni inaugurali, il De Italorum sapienlia e le polemiche, a cura di G. Gentile e F. Nicolini (Bari, Laterza, 1914).

SECONDO ABBOZZO

Pag. 311, r. 24 sgg. — Nessun «rumore», a dir vero, le dottrine del Vico suscitarono, «sul nascere», in Germania, ove soltanto alla fine del secolo decimottavo cominciò a esser conosciuta, e neppur direttamente, quella parte di esse che si riferisce alla questione omerica. Al contrario, il numero degli scrittori francesi, che fino al 1804 citarono o, senza citarlo, sfruttarono e talora plagiarono le opere del Vico, è molto superiore a tre. Ma, poiché non è qui il luogo di darne l’elenco, si veda Benedetto Croce, Bibliografia vichiana e telativi Supplementi (Bari, Laterza, 1911), e Nuove ricerche sulla vita e le opere del Vico e sul vichismo, in Critica, XV-XIX (1917-21); opere da consultare anche a proposito degli