Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/37

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Crediamo legittima la protesta del conte di Lilla, e dovrem credere che si possa conservare eterno il diritto a un regno che si è perduto; die. anche quando si è perduto per colpa del sovrano, di questa colpa sua dovranno soffrir la pena i sudditi; che quello potrá, ogni volta che vorrá, tentare la guerra per riacquistare il regno e, battuto la prima volta, potrá ritentarla la seconda, la terza, la quarta, dopo cento anni, dopo mille; e, dopo mille anni, tutta intera l’Europa non avrá diritto di godere un momento di tranquillitá, perché, mille anni prima, un solo europeo non ha avuta né la virtú ili conservare il regno né quella di morire pel medesimo. Se avesse avuta o l’una o l’altra, non vi sarebbe stata la protesta, e l’Europa sarebbe tranquilla: ora, perché un uomo non ha avuto virtú, l’Europa non deve aver pace! E tutto ciò che sará avvenuto durante il corso di mille anni sará nullo ; e nessun nipote potrá esser tranquillo nel possesso dell’ereditá del suo tritavo; e nessuna famiglia potrá esser sicura da vendette e da pene, perché discende da coloro i quali viveano quando si fece la fatale protesta. E questa protesta passerá da generazione in generazione come una maledizione del cielo. E l’Europa, la terra intera sará deserta.

Uomini, che riputate glorioso il saper disputare di qualunque massima, volete voi veder gli effetti della dottrina che difende le proteste? Osservate ne’«tredici mesi» tutto ciò che è avvenuto nella maggior parte dell’Italia. Carceri, esili, deportazioni, morti; e donde tanti orrori? Dall’idea di potersi conservare il diritto ad un regno che per fatto crasi perduto. I popoli non aveano fatto altro che ubbidire ad una forza maggiore e legittima, alla stessa forza di conquista dalla quale i possessori derivavano i diritti loro; eppure questa ubbidienza fu riputata sedizione, e l’uomo, il quale altro non avea fatto che servir la sua patria, fu creduto ribelle al proprio sovrano!

Un errore è sempre pretesto di delitto, ed un delitto è sempre o causa o almeno occasione di mali. Perciò io calcolo tra i piú grandi beni dell’umanitá le massime eli saviezza che veggo succedere agli errori de’ partiti, perché quanto minor numero