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II

— Qual è stata la sorte dell’Italia? Il bel regno de’ goti, fondato da Teodorico, fu perduto per la vigliaccheria de’ suoi successori. Quello de’ longobardi non poteva produrre verun buon effetto, perché eravi nel loro regno un vassallo piú potente dello stesso re e che era difficilissimo contenere nell’ubbidienza. Il ducato di Benevento valea quanto il rimanente del regno.

1 longobardi commisero l’errore di stabilir la sede del loro impero in Pavia: se la stabilivano in Roma, la sorte dell’Italia era decisa. Ma Roma, memore troppo dell’antico impero, mal dovea ubbidire a Pavia, e tutte le altre cittá, nella gara tra queste due, doveano naturalmente premiere il partito della prima, che era il partito dell’antica grandezza italiana. Gl’italiani aveano una religione, ed il centro di questa religione era in Roma; aveano delle leggi diverse dalle leggi de’ longobardi, e queste leggi eran romane; avean memorie di virtú, di eroismo e di grandezza, e queste memorie erano riunite in Roma. Quanto vi era d’italiano era pel popolo e per P impero di Roma. Carlo Magno promise di ristorarlo, e tutti furono per Carlo Magno.

Si narra che nella celebre battaglia dell’Alpi tutto l’esercito italiano fu sorpreso da un terror panico, che gli fece gittar l’armi e lo mise in fuga; c non manca chi attribuisce questo singolare avvenimento a miracolo o a forza d’incanto. II vero incantesimo, che usò Carlo Magno, fu quello di guadagnar l’opinione degl’italiani; quell’opinione che i sovrani deboli temono, che gli stolti lasciano languire, e che ci dá grandissimi beni e gravissimi mali a misura che noi dobbiamo usarla.

Carlo Magno ruppe in faccia al Garigliano. Rimaneva a proseguire l’impresa incominciata; ma i suoi successori furono indegni di lui. Dopo la sua morte, non vi è stato che Federico secondo di Svevia il quale avesse saputo e potuto produrre il vero bene dell’ Italia. Tutti gli altri imperatori avean poche forze e possedevano i loro domini in Germania, né scendevano in Italia se non per farvi bottino; onde è che, invece di tendere all’unitá,