Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/58

Da Wikisource.

oltre il pomerio della loro cittá; ed esercitati piú a parteggiare che a comandare, consumarono tutta la forza propria o lottando contro i propri cittadini o lottando contro la stessa nazione. — Mi rimane — dissi io — una sola cosa a dimandarti. Tu hai consigliato Lorenzo de’ Medici a mettersi alla testa dell’Italia .

FRAMMENTO SECONDO

[Questo frammento si dá, dall’autor del manoscritto da cui è estratto, come opera di un contemporaneo di Teodorico e Cassiodoro. L’opera è oggi perduta. Un mio amico sospetta che esista nell’archivio di Montecasino, ma soggiunge che il celebre abate Desiderio, divenuto papa sotto il nome di Vittore terzo, proibi ai monaci di pubblicarlo.] L’ Italia dopo la morte di Teodorico i Teodorico era morto, non regnava piú la degna sua figlia Amalasunta, e Cassiodoro viveva in pace gli ultimi giorni della sua vita negli estremi monti della selvosa Sila, dividendo il suo tempo tra il lavoro delle mani e lo studio della Sacra Scrittura, in compagnia di alcuni pochi altri uomini savi, che egli avea riuniti ed ai quali avea egli stesso dettate le leggi della vita monastica.

Io non so come pensano gli altri ; ma per me non vi è spettacolo piú commovente di quello di un uomo, il quale, dopo aver resa felice una nazione ed aver ripiena la terra del suo nome, s’invola alle lodi dovute al suo genio ed alle sue virtú, si libera dal peso del potere e si ridona a se stesso. Allora egli splende di un lume dolce, simile a quello del sole che