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lodevoli e giovino moltissimo a conservare gli ordini di uno Stato. Ma, al pari di tutti gli altri nostri affetti, hanno anche essi il proprio eccesso, quando, chiudendo gli occhi ad ogni lume di ragione, gli uomini estendono l’affezione oltre la durata degli ordini medesimi, e non voglion persuadersi che quegli stessi comodi, che essi prima godevano e de’ quali or piangono la perdita, han prodotto il cangiamento di cui si dolgono, e che quelle stesse persone, che ne sono state le vittime, ne erano state le prime cagioni.
Io ti parlerò di mio padre, a cui è stato imputato a delitto l’aver seguite le parti di Teodorico, ed averne ricevuto, in premio della sua fedeltá, l’onore del patriziato. Gli si diceva che troppo presto avea obbliato quel Valentiniano da cui era stato creato senatore. Ma, finché Valentiniano visse, nessuno piú di mio padre fu zelante per la di lui vita e la di lui gloria. Non fu mio padre che vinse i vandali, i quali per la via de’ bruzi minacciavano all’Italia una nuova ruina? Ma che potea far mio padre, se Valentiniano, trascurata ogni cura di pubblico bene, rompeva ogni giustizia coi suoi capricci e finiva di distruggere ogni virtú ed ogni coraggio colle sue dissolutezze ? Egli perseguitò, egli uccise di sua propria mano Ezio, l’unico sostegno del suo vacillante impero. Tutti gli uomini che avean mente e cuore furono da lui temuti, perché le loro massime, le loro parole, la stessa loro presenza eran rimproveri. Si cinse di favoriti vili ed imbecilli, i quali prima corruppero lo Stato, e poscia uno di essi, per gelosia di lussuria, l’uccise.
Petronio Massimo (questo è il nome dell’uccisore) prese per un poco la porpora. Per quella demenza, che è l’ultimo grado de’ vizi, costringe la vedova di Valentiniano ad accettar la mano ancor fumante del sangue del marito. Questa si vendica, invitando Genserico dall’Affrica, ed i delitti de’ privati furono espiati dall’Italia intera. Si passa da ruine in ruine, si accumulano ogni giorno nuovi mali c nuovi delitti, e finalmente la provvidenza par che ne mandi Teodorico come un’Iride annunziatrice della serenitá dopo il diluvio e segno della giustizia divina soddisfatta.