Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/82

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effetto è stato ivi prodotto dall’abuso che si è fatto della pena dell’infamia nelle tante guerre di partiti e di opinioni, onde quel paese è stato piú frequentemente di ogni altro lacerato e sconvolto. È impossibile che, volendo condannare alla stessa infamia Sidney e Moro ed un ladro, quest’ultimo non nobiliti la sua condizione colla societá de* primi. Ed io ho osservato in tutti i paesi, dopo le guerre civili e di opinione, negli animi de’ piú vili scellerati sorger verso l’opinione popolare un insolito disprezzo che solo converrebbe, come diceva Agesilao, alla virtú. Io non dico tutto ciò perché disperi di potersi giugnere per altri mezzi ad abolire questa ingiusta infamia, ma perché nelle nazioni, tra le quali ancora per legge si ritiene, si possa comprendere che la stessa ragione, la quale par che ne consigli a conservarla, è quella istessa appunto che la distrugge.

Ma, ritornando alla proporzione tra i delitti e le pene, Beccaria avea stabilito come massima fondamentale la misura de’ delitti non poter esser altro che il danno recato alla societá; e questa massima istessa han seguito, con picciolissime modificazioni, tutti gli altri, e specialmente Filangieri. Saverio Mattei propose un’altra idea, cui diede il nome di «paradosso». Egli sostenne che, a render le pene proporzionate ai delitti, fosse necessario sceglierle dalla stessa natura: pene di opinione per delitti di opinione, ecc. ecc. Ed in veritá quella cittá, in cui un tal progetto potesse eseguirsi, sarebbe la meglio ordinata. Ma esso non può non sembrar paradosso nello stato attuale della nostra societá, nella quale tutte le parti sono in un’attitudine stentata. Le opinioni non sono né de’ nostri tempi né de’ nostri costumi; ci son comandate, ma non sono nostre; vi è l’opinione che forma la legge, ma non abbiamo l’altra che possa servir di pena. Forsi per questa stessa ragione non si converrá mai sulla vera misura del danno, perché, essendo le opinioni troppo strettamente legate cogl’interessi pubblici ed interamente separate dai privati, è impossibile che gli uomini, non avendo pene di opinione, non errino, o valutando troppo l’effetto che dall’opinione offesa può nascere, o valutandolo troppo poco. La stessa differenza delle condizioni, la miseria e tante altre cagioni rendono necessarie