Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/89

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popoli e questi patti possono influire ad accrescere o a diminuire la somma de’ beni e de’ mali dell’umanitá; se tra essi vi sono alcuni che ci portano al massimo possibile di felicitá, chi non dirá che questi hanno nella natura la legge e la sanzione? Perché non è permesso uccidere i prigionieri? Perché, se oggi gli inglesi vorranno uccidere i francesi, domani i francesi faranno lo stesso degli inglesi, diman l’altro lo faranno tutti, e finalmente tutta l’Europa si ridurrá a deserto. Perché gli eserciti vincitori non si permettono piú quei saccheggi, quelle devastazioni, quegli orrori, il racconto de’ quali ci fa tante volte fremere, leggendo la storia antica? Per evitar i funesti effetti di quella eroica disperazione, che rendeva talora la vittoria impossibile, spesso difficile e quasi sempre inutile. La crudeltá, il tradimento, il mancar di fede sono arti facili ad imitarsi: rese una volta comuni, diventano inutili a chi le usa e dannose a tutta l’umanitá.

Siccome la guerra è inevitabile, cosí tutt’i progressi, che il genere umano ha fatti verso la felicitá, dipendono dai vari modi coi quali gli uomini han guerreggiato. La popolazione è cresciuta da che il prigioniero è divenuto per il vincitore una cosa sacra. Da che il fine della guerra non è stato piú il saccheggio; da che si è incominciato a distinguere la proprietá pubblica dalla proprietá privata, e questa si è incominciata a rispettare; da che non si son considerate piú come giuste cagioni di guerra né le opinioni religiose né le politiche; da che il tradimento non è stato piú compreso tra i modi legittimi di vincere, ed il destar sedizioni in casa altrui tra le arti oneste di guerreggiare; da che né differenza di religione né di governi si è piú creduta legittima ragione di mancar di parola, la guerra è divenuta meno crudele, e, se non piú durevole la pace, almeno è divenuta piú sicura la proprietá, piú libero e piú esteso il commercio, piú attiva l’industria, piú facile e piú comune l’istruzione.

Se io dovessi segnar un avvenimento per epoca di questa rigenerazione dell’Europa, segnerei il passaggio di Carlo quinto per la Francia. Francesco primo poteva facilmente ed utilissi-