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X

EDUCAZIONE POPOLARE

I

Rousseau ha detto che il popolo non avea bisogno di educazione: egli lo crede abbastanza istruito dalla necessitá. Questa sua massima non è stata ripetuta da altri, forse neanche creduta; ma intanto quasi tutti gli scrittori, che dell’educazione si sono occupati, non han parlato se non di quella classe la quale è superiore al popolo. Il savio Locke. Fénelon, Rollin, Io stesso democratico Rousseau, Genlis, e le due ancor viventi inglesi Edgeworth ed Hamilton, le quali, sebben donne, pure han corsa non con piccola gloria una carriera che pareva riserbata agli uomini; tutti insomma non han parlato che de’ vizi e delle virtú che sogliono accompagnar le ricchezze. I vizi che seguono dalla povertá, le virtú che alla povertá sono necessarie, si sono trascurate, e, ciò che è peggio, gli uomini della classe povera son divenuti soggetti di un paragone stolidamente altiero, che rammenta la gotica origine di tutte le nazioni di Europa.

— Tu dovrai essere un uomo di qualitá: — ecco ciò che ogni educatore propone di divenire al suo allievo. — Sarai tu un uomo del popolo? — ecco ciò che gli propone da evitare.

«Sarai tu un uomo del popolo?*. Insensati che siamo! Il popolo, dunque, è per noi un ammasso inemendabile di vizi, incapace di ogni virtú ? E pure tra questo popolo noi viviamo; questo popolo forma la parte piú grande della nostra patria, da cui ’ dipende, vogliamo o non vogliamo, la nostra sussistenza e la difesa nostra; e noi abbiam core di dormir tranquilli, affidando la nostra sussistenza e la difesa nostra a colui che noi stessi reputiamo pieno di ogni vizio ed incapace di ogni virtú? — 11 popolo non ha mente — dice il pedante. — Il popolo è nato a servire — dice il grande. Ebbene questo popolo nato /