Vai al contenuto

Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/136

Da Wikisource.
126 saggio storico

eguaglianza, almeno quella moderazione di beni, che in una gran nazione è piú utile, meno pericolosa e piú vicina alla vera eguaglianza.

Non mai si vide piú chiaramente quanto il freddo e costante esame sia piú pericoloso agli usurpatori che il caldo e momentaneo entusiasmo. I baroni avrebbero mille volte amato ritornare ai principi della «conquista» e della «legittimitá», che, sebbene in apparenza piú distruttivi, erano piú facili a combattersi, piú facili ad eludersi nell’esecuzione. Ma come combattere princípi evidenti, che essi stessi aveano riconosciuti anche nel l’abolito governo?

Ad onta di tutto ciò, il progetto non passò senza grandi dispareri: la spirante feudalitá avea tuttavia molti difensori. Talun legislatore credeva nulla potersi decidere sulla feudalitá, perché nulla avea deciso la Francia: invincibile argomento per un rappresentante di una nazione libera ed indipendente! Pagano credeva non esser giunto ancora il tempo di decidere la controversia: egli riconosceva necessarie e giuste le abolizioni de’ diritti, ma voleva che non si toccassero i terreni, quasi che un popolo non dovesse esser oppresso, ma potesse essere legittimamente misero. Taluno volea che l’affare si fosse commesso ad un tribunale, che si sarebbe di ciò incaricato; ma, se le leggi sono fatte pel popolo, i giudizi sono fatti per i potenti, i quali, col possesso, coi cavilli e talora colla prevaricazione, riacquistano coi giudizi tutto ciò che il popolo avea guadagnato colle leggi.

Tanto importa che le idee del legislatore sieno a livello con quelle della nazione e che i progetti di legge contengano quelle idee medie, che tutti gli uomini sentono ed a cui tutti convengono! Se si fosse rimasto agli estremi, la legge non si sarebbe avuta o avrebbe prodotta una guerra civile; essa avrebbe portata con sé l’apparenza dell’ingiustizia. Fondata su princípi che nessuno poteva negare, gli stessi baroni piú avversi alla rivoluzione l’avrebbero sofferta, se non con indifferenza (poiché chi potrebbe pretendere che taluno resti indifferente alla perdita di tante ricchezze?), almeno con decoro.