Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/352

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342 rapporto al cittadino carnot

re vantava su lo Stato romano. Conforti scrisse, e malgrado le promesse fu menato al patibolo, che fu per lui l’ultimo gradino, il quale lo slanciò all’immortalitá. Possa l’ombra del mio precettore sorridere a questo elogio, ch’è il pegno della mia riconoscenza e l’omaggio che la veritá rende alla virtú! Possa egli, simile a’ dèi, ascoltare nel suo celeste soggiorno i voti, che un mortale, ravvolto nella polvere di questa bassa terra profanata dal delitto, gli porge relativamente al riposo ed alla felicitá degli uomini!

Vincenzio Russo è uno di quei personaggi straordinari, i quali onorano non solamente la nazione a cui appartengono, ma l’umanitá; non una sola generazione, ma tutte prese insieme.

Questi era un giovane, il quale all’estensione accoppiava la profonditá delle idee, alla vivezza della fantasia e del sentimento (ciò ch’è raro) la profonditá del calcolo e della ragione, ad una sterminata lettura la forza creatrice del genio. Egli univa in grado eminente l’energia dello stile col talento della parola, con una eloquenza senza esempio. Quando aringava al pubblico, alle volte era un fiume vasto, immenso, placido, che scorre sul campo dorato di Cerere o su l’erbe verdeggianti del prato: alle volte un torrente, che cade dalla cima delle montagne, supera gli argini che incontra, e fa rimbombare all’eco del suo strepito i boschi e le foreste vicine. Quando parlava in privato, era un ruscelletto di nettare, che ricrea chi lo gusta.

Il fòro di Napoli, a cui egli si era consacrato, quanto doveva essere orgoglioso di un filosofo e di un oratore di tal fatta! Giudici, avvocati, uomini di lettere, tutti ammiratori della superioritá del suo genio, idolatravano il moderno Demostene. Una volta, mentre egli tuonava in tribunale a pro di un infelice accusato di omicidio, un ministro disse al padre, che gli stava vicino: — Gloriati, amico, gloriati di avere questo grande uomo per figlio! —

Cosa dirò della sua morale? Bisognerebbe godere tutta la puritá dell’innocenza, essere acceso da tutto il fuoco della sensibilitá e di tutte le affezioni filantropiche, avere la tempra dell’anima di un Focione, per poterne fare il ritratto. Chi si può mai lusingare di giugnere all’apice delle sue virtú?... Egli era un essere disceso dal cielo per fare gl’incanti della terra e la felicitá della specie umana. Chi lo conosceva, amava la sua pura amicizia e n’era pago del possesso; chi non ne aveva idea, voleva conoscerlo.