Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/354

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
344 rapporto al cittadino carnot


Russo si avvide della tempesta, e cercò salvarsi nel porto del silenzio, prendendo congedo dal governo. Ma i sentimenti patriotici, dai quali era acceso, non lo fecero stare nella inazione. Non potendo piú sulla tribuna spezzare le baionette della tirannia co’ dardi dell’eloquenza, entra nelle file della guardia nazionale, si trova pronto in tutte le spedizioni, e si batte come un leone per la causa comune.

Nell’ultimo combattimento del ponte della Maddalena, il gran Russo cade nelle mani de’ nemici. Ah, accidente fatale!... Qui comincia la di lui penosa agonia. Io non posso, senza che l’avoltoio del dolore mi laceri il petto, farne la descrizione; io non posso esporre quest’articolo tragico della sua vita, senza essere assalito dalla piú triste melanconia. Come avrei il coraggio di guardare curvato sotto una verga di ferro e colmo di strazi e di ferite un amico, a cui io prestava una certa specie di culto? Come una tanta perdita, fatale alla patria, all’umanitá, alla filosofia, potrebbe essere da me guardata ad occhio asciutto?...

Solo rammento per sua gloria ch’egli in mezzo a’ tormenti non si turbò affatto: le violenze e le crudeltá erano dirette contro la sua polvere mortale, ma non arrivavano sino alla sede della sua sublime anima. Condotto innanzi alle due tigri Speziale e Guidobaldi, che, colle mascelle ripiene di carne umana, rigurgitavano sangue, egli oppose alla viltá de’ loro oltraggi la fermezza del repubblicano, l’elevatezza dello stoicismo. Il decreto di morte non lo commosse né punto né poco. Questo fu per lui la sentenza di una vita piú durevole del marmo e del bronzo, di una vita adorna del manto dell’immortalitá.

Strascinato al patibolo, pieno di entusiasmo, disse al popolo: — Questo luogo per me è il letto della gloria; qui l’imparziale posteritá innalzerá il mausoleo, che verrá collocato sulla tomba della sapienza... Popolo! calcola bene i tuoi interessi, e lacera la benda fatale, che il fanatismo e la tirannia ti han posto innanzi agli occhi. Sappi che il sangue de’ martiri della patria, che ora tramanda vortici di fumo, fermenterá, e la fermentazione ne produrrá un maggior numero; sicché la repubblica risorgerá piú bella dalle sue rovine, come la fenice dalle proprie ceneri. — Ultinam!

p. 301, v. 36. Io direi che Ettore Carafa era un nobile di prima classe, se il far pompa di nascita non fosse proprio degli schiavi e degl’imbecilli, i quali ripongono tutta la loro grandezza in una