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Pagina:D'Annunzio - L'armata d'Italia.djvu/29

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PROLOGO 13

gnamente.     A tratti a tratti un’onda metteva un baleno; tutte le onde in torno mettevano un baleno; il tenue sorriso d’una stella moltiplicavasi per un largo tratto di mare: diveniva innumerevole, secondo l’epiteto eschilèo.

Noi, sul casseretto, vegliavamo con l’ufficiale di quarto.     Il ragionamento cadde sul fatto di Lissa.     Il comandante del Barbarigo era stato presente alla battaglia; egli aveva veduto il Re d’Italia sommergersi con tutte le sue bandiere inalberate.     L’episodio mirabile ci risplendeva nell’imaginazione; vedevamo Faa di Bruno sul suo palco di comando uccidersi con un colpo di pistola e il cannoniere Pollio, mentre il naviglio colava a fondo, dar fuoco a un cannone ancora innescato, gridando: “Ancor questo!”

Dal Dandolo partirono alcuni razzi. Il secondo comandante diede un ordine.     Udimmo accelerare il moto del vapore; e a poco a poco le parole cad-