Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/266

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DELLE LAUDI - LIBRO


pe’ capegli repente l’abbrancò
la Morte, l’abbattè, pel calle oscuro
la trascinò: di là dal fiume curvo,
240nel regno buio la portò la Morte.

E nessuno e nessuno più la scorse.
Cupo silenzio fu dentro le case.
L’ombra lunga occupò la soglia, invase
il talamo. E l’aurora più non sorse.

245Ma pianto non sonò dentro le case:
erano il cuore e gli occhi opache selci.
E fuggì la lucertola dall’embrice,
anche fuggì la rondine, anche l’ape.

Io pendea tristo, presso il focolare.
250Ed alfine il pastore si sovvenne
dell’otre. Mi guatò gran tratto. Venne,
mi tolse, muto, senza lacrimare.

Io mi credeva ancora esser premuto
contra il fianco dal cubito leggero
255e disciogliere in me, rivolto al nero
Ade, l’ingombro del dolore muto.


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