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Veggo visi attentissimi di musici che danno il delicato orecchio al minimo intervallo di suono, alla minima ondulazione dell’aria sonante.

M’appariscono di una estrema esiguità, con qualcosa di graziosamente animale che mi fa pensare ai furetti alle donnole agli ermellini.

Si trasfigurano.

Ora sono come belli angeli consumati dalla passione dei cieli. Questa loro bellezza sembra fatta di nervi sensibili che sieno fissi a un giogo interno e tesi da dentro sino al limite dello spezzamento.

D’attimo in attimo, di nota in nota, di pausa in pausa, la sinfonia inaudita accresce l’acume di questa lor bellezza e la discarna.

A un tratto, come in una folata