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turlendana ritorna. 211

randosi dei diversi comenti popolari. Al ponto delle barche il camello si rifiutò di passare.

— Hu, Barbarà! Hu, hu! —

Turlendana prese ad incitarlo con le voci, pazientemente, scotendo la corda della cavezza con cui ora egli lo conduceva. Ma l’animale ostinato si coricò a terra e posò la testa nella polvere, come per rimanere ivi lungo tempo.

I plebei d’in torno, riavutisi dalla prima stupefazione, schiamazzavano gridando in coro:

‟Barbarà! Barbarà!”

E, come avevano dimestichezza con le scimmie perchè talvolta i marinai dalle lunghe navigazioni le riportavano in patria insieme ai pappagalli e ai cacatua, provocavano Zavalì in mille modi e gli porgevano certe grosse mandorle verdi che il macacco apriva per mangiarne il seme fresco e dolce golosamente.

Dopo molta persistenza di urti e di urli, alla fine Turlendana riuscì a vincere la tenacità del camello. E quella mostruosa architettura d’ossa e di pelle si risollevò barcollante, in mezzo alla folla che incalzava.

Da tutte le parti i soldati e i cittadini accorrevano allo spettacolo, sopra il ponte delle barche. Dietro il Gran Sasso il sole cadendo irradiava per