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212 turlendana ritorna.

tutto il cielo primaverile una viva luce rosea; e, come dalle campagne umide e dalle acque del fiume e del mare e dalli stagni durante il giorno erano sorti molti vapori, le case e le vele e le antenne e le piante e tutte le cose apparivano rosee; e le forme, acquistando una specie di trasparenza, perdevano la certezza dei contorni e quasi fluttuavano sommerse in quella luce.

Il ponte, sotto il peso, scricchiolava su le barche incatramate, simile ad una vastissima zattera galleggiante. La popolazione tumultuava giocondamente. Per la ressa, Turlendana con le sue bestie rimase fermo a mezzo il ponte. E il camello, enorme, sovrastante a tutte le teste, respirava contro il vento, movendo tardo il collo simile a un qualche favoloso serpente coperto di peli.

Poichè già nella curiosità delli accorsi s’era sparso il nome dell’animale, tutti, per un nativo amore delli schiamazzi e per una concorde letizia che sorgeva a quella dolcezza del tramonto e della stagione, tutti gridavano:

‟Barbarà! Barbarà!”

Al clamore plaudente, Turlendana, che stava stretto contro il petto del camello, si sentiva invadere da un compiacimento quasi paterno.

Ma l’asina d’un tratto prese a ragliare con sì