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la fine di candia. 225


Le tre donne attendevano all’opera con molta cura; e spendevano così gran parte del pomeriggio.

Ora, una volta, come Candia usciva con le canestre vuote, Donna Cristina numerando le posate trovò che mancava un cucchiaio.

‟Maria! Maria!” ella gridò, con una specie di spavento. ‟Conta! Manca ’na cucchiara.... Conta tu!”

‟Ma come? Non può essere, signó,” rispose Maria. ‟Mo’ vediamo.”

E si mise a riscontrare le posate, dicendo il numero ad alta voce. Donna Cristina guardava, scotendo il capo. L’argentò tintinniva chiaramente.

‟È vero!” esclamò alla fine Maria, con un atto di disperazione. ‟E mo’ che facciamo?”

Ella era sicura da ogni sospetto. Aveva dato prove di fedeltà e di onestà per quindici anni, in quella famiglia. Era venuta da Ortona insieme con Donna Cristina, all’epoca delle nozze, quasi facendo parte dell’appannaggio matrimoniale; ed oramai nella casa aveva acquistata una certa autorità, sotto la protezione della signora. Ella era piena di superstizioni religiose, devota al suo santo e al suo campanile, astutissima. Con la signora aveva stretta una specie di alleanza ostile contro tutte le cose di Pescara, e specialmente contro il