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la fine di candia. 229

sione per opprimere o per mettere in mala vista li altri serventi della casa. ‟Ci penseremo noi, Donn’Isabbé, ci penseremo!”

E le ciarle dalla loggia alle finestre seguitarono. E l’accusa di bocca in bocca si propalò per tutto il paese.

II.

La mattina vegnente, mentre Candia Marcanda teneva le braccia nella lisciva, comparve su la soglia la guardia comunale Biagio Pesce soprannominato il Caporaletto.

Egli disse alla lavatrice.

‟Ti vuole il signor Sindaco sopra il Comune, súbito.”

‟Che dici?” domandò Candia aggrottando le sopracciglia, ma senza tralasciare la sua bisogna.

‟Ti vuole il signor Sindaco sopra il Comune, súbito.”

‟Mi vuole? E perchè?” seguitò a domandare Candia, con un modo un po’ brusco, non sapendo a che attribuire quella chiamata improvvisa, inalberandosi come fanno le bestie caparbie dinanzi a un’ombra.

‟Io non posso sapere perchè,” rispose il Caporaletto. ”Ho ricevuto l’ordine.”