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Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/255

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i marenghi. 247

Maritete dorme. Quest’è lu momende. Va; se no nen m’arvide chiù, pe’ Sant’Andonie!”

‟Oh, Giuvanne.... I’ tenghe pahure.”

‟Che pahure e nen pahure!” strillò Passacantando.”Mo ce venghe pure i’. ’Jame!”

L’Africana si mise a tremare. Indicò Binchi-Banche che stava ancora disteso sotto la tavola, nel sonno pesante.

‟Chiudème prime la porte,” ella consigliò, con sommessione. Passacantando destò con un calcio Binchi-Banche, che per lo spavento improvviso cominciò a urlare e a dimenarsi entro i suoi stivali finchè non fu quasi trascinato fuori, nella mota e nelle pozzanghere. La porta si chiuse. La lanterna rossa, che stava appiccata ad una delle imposte, illuminò la taverna d’un rossore sudicio; li archi massicci si disegnarono in ombra profonda; la scala nell’angolo divenne misteriosa; tutta l’architettura prese un’apparenza di scenario romantico ove dovesse rappresentarsi un qualche dramma feroce.

‟’Jame!” ripetè Passacantando all’Africana che ancora tremava.


Ambedue salirono adagio per la scala di mattoni che sorgeva nell’angolo più oscuro, la femmina