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turlendana ebro. 349


— Ahò! Ahò! Ahò! —

Poi, volendo chinarsi su ’l camello, stramazzò; si agitò invano per rialzarsi; e, vinto dal torpore del vino, rimase senza conoscenza.

Binchi-Banche e il finanziere, come lo videro cadere, sopraggiunsero. Lo presero, l’uno da capo e l’altro da piedi; lo sollevarono, e lo adagiarono lungo su ’l corpo di Barbarà, atteggiandolo a un abbracciamento d’amore. Sghignazzavano i due operando.

E così Turlendana giacque co ’l camello, sino all’aurora.