Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/122

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

2576cantando l’inno dei Padri,
spingon rivali nel flutto
ruggente le navi di ferro;
ché necessario è navigare,
vivere non è necessario.
Polèna a ogni prora novella
è il cuore vermiglio dell’uomo
2583inalzato sopra la Morte.

Odimi, o Enagonio.
Il Taigeto ha i segugi
più ardenti; ha Sciro le capre
dalle mamme irrigue di latte
più pingue; Argo, le armi;
Tebe, i carri; ma la Sicilia
2590ferace dà le quadrighe
magnifiche, i bene bardati
corsieri dal piè di tempesta.
Ne’ tuoi stadii l’asse tutt’oro
guizza come folgore in nube.
La Rapidità dalle nari
di fiamma par su le tue mete
2597lasciar vestigia d’incendio.
Ierone di Siracusa,
Senòcrate di Agrigento,
Cromio d’Etna, fior di Sicilia,
contendon la palma agli Elleni.
Pindaro diademato
offre agli eroi trionfali
2604la grande coppa dell’inno.


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