Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/140

Da Wikisource.

LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

Taluno de’ cari compagni
dicea: “Non vedremo la bocca
dell’Eveno, e non il suo guado;
non il regno di Deianira,
3094non in Calidóne la caccia
né la tomba ove corse
delle Meleàgridi il pianto.„
Volgevansi a poppa gli sguardi
per la scia lunga virente.
E l’odore dell’ecatombe
sentimmo, vedemmo l’Etolia
3101accesa di fùnebri roghi,
la forza di Meleagro
avvinta al tizzo dal Fato,
e Deianira nel fiume
torcersi abbrancata da Nesso,
Eràcle con la saetta
intrisa nel fiele dell’Idra
3108passare il polmone ferino.

E dicemmo: “O Ellade, tutto
in te vige, splende e s’eterna.
Come le barbe degli olivi [I Miti superstiti]
per le tue piagge e i tuoi colli,
come i filoni della pietra
ne’ tuoi monti, le geniture
3115dei Miti ancor tengono presa
l’antica virtù del tuo suolo.
La gente che sega le magre
tue messi, o abita le case


- 126 -