Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/167

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DELLA TERRA E DEGLI EROI

i vestigi, e che spoglia
dell’ossa quest’anima mia
3864s’ergesse qual candida fiamma.

Dissi: “Euplete, decima Musa,
piena come l’onda che giunge
dopo l’onda nona sul lido,
gagliarda come il flutto
decumano, o Antica, o Novella,
m’odi per i giorni e per l’opre,
3871m’odi per le mie notti insonni
già calde di te non creata!
Per la mia febbre, per gli astri,
pei vulcani, pei lampi,
per le meteore, per tutto
ciò che arde, per la sete
3877del Deserto e il sale del Mare,
odimi, Euretria, Energèia!
Io son teco il supplice, senza
pianto e senza ramo d’ulivo.
Toccarti i ginocchi non oso.
Chiederti non oso che m’abbi
per l’aedo tuo primo
ma sol per il tuo messaggero.
3885Io sarò colui che t’annunzia.„

E, com’ella un poco inclinava
la fronte accennando, sì forte
fu nel mio petto il sussulto
del cuore, ch’io trasalii


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