Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/178

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

la mammella piccola come
cotogna, i mallèoli svèlti
inanellati d’elettro,
e mordi un anèmone, china
4179al combattimento dei galli?

S’aprono gli anèmoni al vento
e gli asfodèli nel piano
d’Argo tra la cittadella
di Palamede e lo stagno
di Lerna, in vista alle bianche
vette del Partènio? Tirinto,
4186città di rupi adunate,
ventosa del soffia d’Eràcle [L’acropoli eràclia]
che triturava co’ vasti
molari i tuoi bovi ancor lordi
di bragia e crudigni, se mai
io torni, cercar voglio quelle
tue pietre che soffregate
4193dai dorsi lanosi di tante
pecore nei secoli lenti
si polirono come l’avorio
dell’else consunto nel pugno
dei tuoi re! Poi per la profonda
feritoia guardar voglio il mare
più cerulo del fenicio
4200vetro che t’ornava il palagio.

Ma te, o Micene, s’io torni,
guarderò di lontano.


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