Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/23

Da Wikisource.
DELLA TERRA E DEGLI EROI


Gittate le reti su i giardini del Mare
45ove rose voraci s’aprono tra il fluttuare
dell’erbe confuse;
cogliete il ramo vivo nella selva dei coralli
ove fremono eretti gli ippocampi, cavalli
esigui, e le meduse
50trapassano in torme leni come in aere nube;
cogliete i fiori equorei, molli come le piume,
dolci come le ciglia chiuse;

fioritene ogni albero, fioritene ogni antenna,
il timoniere alla barra, il gabbiere alla penna,
55e il piloto che sa i cieli,
e i bracci dell’àncora tenace che sa gli abissi,
e le escubie, occhi della nave aperti e fissi
verso i lontani veli
ove s’asconde l’isola felice o la tempesta!
60Il mio canto vi chiama a una divina festa.
La bellezza del mondo sopita si ridesta
come ai dì sereni.

M
ENTÌ, mentì la voce dinanzi alle dentate

Echìnadi tonante nella calma d’estate
65verso la nave. Il giorno
spegneasi entro quell’acque, fumido; come una pira
ardea Paxo; Achelòo, pensoso di Deianira
e del divelto corno
dalla forza d’Eràcle nell’iterata lotta,
70


-9-