Pagina:D'Annunzio - Laudi, I.djvu/316

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LAUDI DEL CIELO E DEL MARE

tuoi di fanciul torvo guardata
l’abbiano quando la dolce
tua madre era ignara del tanto
peso ch’ella avea sostenuto
e non ascoltava il torrente
8113sonoro annunciar le tue sorti,
onde l’umil casa ancor trema.
Degna è che tu la contempli
nella tua sera solenne,
o eroe che tanto pugnasti
e tanta sementa spargesti
nei campi di guerra fenduti
8120dall’unco tuo vomere fatto
con l’acciaio delle tue scuri.
Se un luogo v’è dove tu possa
grandemente spandere il fiato
del tuo coraggio ancor caldo
dalla titanica impresa,
ben questo è, che un dio formò quando
8127tutti gli iddii erano ellèni.

Qui forse tagliasti la prima
canna pel sufolo vano
e v’apristi i sette suoi fóri,
tu che sai perché Pan facesse
obliqui i calami eterni
e diritti Pallade Atena.
8134Or, se tu spiri il tuo vasto
soffio nella bùccina forte
che tra l’ignavia dei servi


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