Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/17

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ridono, mia matrigna corre a raccoglierlo, ed io, senza voltarmi né far motto, séguito il mio camino, e vommene quatto quatto dal buon libraio. Narratagli la mia disgrazia, gli diedi alcune lire a caparra, e lo pregai caldamente di tener que’ libri per me; il che egli fece. Non mancò la matrigna di narrar la cosa a mio padre, che venne la domane ò) al seminario, me ne disse a bizzeffe, né valse ragione a placarlo, non che a ottenere da lui la somma che mi occorreva per comperare que’ libri, che non era piú di dodici piastre. Riseppe la novelletta l’ottimo vescovo, mandò sul fatto per me, mi fece ripetere tutta la cosa, che udí lacrymoso non soie risu , e mi diede il danaro necessario a comperare que’ libri. Il piacere di tale acquisto non fu di lunga durata per me. Una terribile malattia, che tenne per piú di sei mesi la mia famiglia in continuo timore di perdermi, varie disgrazie domestiche, che afflissero in que’ tempi mio padre, e sopra tutto la morte di monsignor Da Ponte, mio protettore, mi tolsero non solo i modi di proseguire gli studi intrapresi, ma posero in estrema indigenza mio padre, che dalla beneficenza di quel prelato traeva incessantemente protezione e soccorsi.

Perdei piú d’un anno in tal guisa, tra le malattie, le lagrime e l’ozio, e fui alfine costretto a vendere la maggior parte de’ libri, che aveva acquistati, e di venderli or per coprirmi d’un decente abito ed or per supplire alle quotidiane occorrenze della famiglia. Questo stato di povertá, da cui fu allor assalita la mia famiglia, mi fece rinunziar alla mano di nobile e vaga giovine, ch’io amava teneramente, e ad abbracciare m’indusse uno stato del tutto opposto al temperamento, al carattere, a’ principi e agli studi miei, aprendo in tal guisa le porte a mille strane vicende e pericoli, di cui l’invidia, l’ipocrisia e la malizia de’ miei nemici mi reser per piú di vent’anni vittima lamentevole. Permetti, cortese lettore, ch’io copra colle tenebre del mistero questo punto dolente della mia vita, risparmiando cosi alla mia (l) La voce «indomani» è proscritta da’ puristi. Cesarotti ed altri l’usarono. Ma io non l’userò piti, da che la trovai riprovata dal C-sari.