Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/184

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per ottener tutto o parte del danaro che mi dovea. V’andai, fui ben ricevuto; ma, accorgendomi in breve che la sua borsa era piú smunta della mia, non volli dargli la mortificazione di chiedergli quello che non avrebbe potuto darmi, e, dopo una visita di tre o quattro giorni, decisi d’andar a Dresda. La mia disgrazia volle ch’egli chiedesse d’accompagnarmi fino a Toeplitz, cittá distante dieci a dodici miglia dalle terre del conte Waldstein, di cui egli era bibliotecario ed amico. Fui costretto a pigliare un altro cavallo e un altro condottiere ; e questo a mezza strada ci ribaltò. Fummo obbligati fermarci mezza giornata per far raccommodare il calesse; ma, con tutte le riparazioni fattegli, quando giungemmo a Toeplitz, trovai che non era possibile seguitare in quello, senza pericolo, il nostro viaggio. Vendei dunque per sessanta piastre un calesse e un cavallo che me ne costavano piú di cento; e Casanova, che ne fu il sensale, nel contarmi il danaro, prese due zecchini per sé: — Questi

— dicendomi — serviranno per farmi tornare a casa; e, come io non potrò mai restituirvi né questi né gli altri di cui vi sono debitore, cosi vi darò tre ricordi, che varranno assai piú che tutti i tesori di questo mondo. Da Ponte mio, se volete far fortuna, non andate a Parigi, andate a Londra; ma, quando vi siete, non entrate mai nel Caffè degli italiani, e non scrivete mai il vostro nome. — Felice me se avessi seguitato religiosamente il suo consiglio! Quasi tutti i mali e le perdite che soffersi in quella cittá (e vedrassi tra poco perché la preferii a Parigi) nacquero dall’aver io frequentato il Caffè degli italiani, e dall’aver segnato imprudentemente e senza intender le conseguenze il mio nome. Partito da lui, la mia sposa, che rimasta era stordita della vivacitá, dell’eloquenza, della facondia e di tutte le maniere di questo vegliardo straordinario, volle sapere da me la storia della sua vita; ed io l’intrattenni assai piacevolmente per molte ore, nel raccontarle quello che ne sapeva. Non dispiaccia al mio leggitore d’udirne parte: quella, cioè, che in alcuni rispetti ha qualche relazione con me, o di cui sono stato io stesso ocular testimonio.