Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/193

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cogli anfitrioni teatrali. Parlerò piú diffusamente di questo in altro loco. Con questi due scellerati alla testa di quello stabilimento, io non aveva dunque nemmeno una lieve speranza di dover mai ottenere quell’impiego. Ridotto al verde siccome io era, non trovai segni di umanitá e d’amicizia che nel signor Pozzi, compositore di musica assai gentile e d’animo cortese, generoso e benefico, quantunque non ricco. Egli m’offri in varie occasioni la borsa, mi fece conoscere i suoi amici e, tra gli altri, la celeberrima Mara, che mi pregò di comporre un dramma per lei e mi regalò trenta ghinee, quando gliel portai, con mille ringraziamenti ed espressioni di cortesia, che per un animo non ignobile valevano assai piú che il danaro. Vedendomi in possesso di questa somma, che in grazia delle circostanze era considerabilissima, e vedendo che non spirava vento favorevole per me sulle rive del Tamigi, lasciai una parte di quel danaro alla mia consorte, e col rimanente pigliai la risoluzione di andare in Olanda, dove aveva udito dire che il teatro francese era chiuso. Pensai dunque che sarebbe stato possibile di stabilirne uno italiano, e non m’ingannai.

Non rimasi due settimane in Olanda, ch’ebbi le piú belle apparenze d’una felice riuscita. Trovai due zelanti fautori nel banchiere Hope, signore potentissimo di quelle province, e nel generale Butzeler, ch’oltre all’avere due figlie amantissime della musica, aveva una stima particolare della mia Nanci, ch’era stata per molti mesi colla sua famiglia in Olanda e di cui per mero accidente io gli avea narrata la storia. Con questi due protettori al fianco, offersi il mio piano. Piacque moltissimo; ed io allora domandai che mi fossero assicurati dugentomila fiorini da’ due teatri di Amsterdam e dell’Aia; e lo statolder fu il primo a sottoscriverne quarantamila per l’Aia sola, dove proposi di dare due recite per settimana. Questo buon principio incoraggi tutti gli altri, ed io stava sul punto d’avere un numero maggiore di sottoscriventi di quello che veramente occorrevami. Scrissi allora alla sposa mia di venire ad unirsi con me ; ma ella mi rispose che non aveva piú un soldo del danaro lasciatole. Anche le venti ghinee, ch’io aveva portate meco, erano vicinissime al