Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/204

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Io frattanto, che dovea stampare il libretto, annunziai l’opera come nuova e mandai allo stampatore il paragrafo stesso che pubblicato aveano ne’ fogli pubblici. Ma tutte queste precauzioni valsero poco. Si fece la prova dell’opera: i partigiani e gli adulatori gridavano: — Oh bello! oh sublime! oh divino! — ma, quando andò in scena, benché la sala fosse ripiena di mani pagate per battere, benché la Banti avesse mangiate prima della recita cento castagne arrostite e vuotata una intera bottiglia, nulladimeno non vi fu un pezzo solo di musica che piacesse, e, con tutti gli sforzi che si fecero, non si rappresentò poscia piú di due volte. Si corse subito dal Martini per l’opera buffa, e, ad onta di tutti i partigiani, ad onta di dugento e piu persone mandate al teatro a fischiare, adonta infine d’una satira che si fece scrivere e pubblicare (da chi? da Badini che, a quello che mi narrò poscia egli stesso, fu dall’impresario pagato per farla!), l’opera piacque e trionfò solennemente, a dispetto loro, Martini, il Da Ponte e, quello che piú importava, la Morichelli! Dopo il buon successo di questa prima opera, si diede tutta la fretta al Martini ed a me di scriverne una seconda; e fu questa L’isola del piacere , il cui primo atto riuscí maravigliosamente, tanto al compositor della musica che a me; ma non fu cosi del secondo.

Martini, che non era diffícilissimo in materia d’amore, s’incapricciò d’una servetta giovine, ma non bella né gentile, nel medesimo tempo in cui corteggiava e facea credersi innamorato della prima donna buffa, che poteva in veritá esser sua madre e quasi sua nonna. Scopertosi da questa Lalage attempatetta gli intrighi molto avanzati e ogni di crescenti con la non crudele servetta, ne fece dell’amare doglianze con lui; e il mio buono spagnoletto, non avendo via di scusarsi, disse all’orecchio alla sua matrona ch’era per coprir certo mio erroruccio ch’egli s’era dichiarato l’amante di quella ragazza. La matrona non tenne il secreto, in poco tempo si sparse per varie bocche, e alfin giunse a me. Ne volli parlar a Martini ; ma, appena apersi la bocca, capi da un — Come, signor Martini? — quel ch’io intendeva di dire, girò la faccenda in gioco e mandò