Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/225

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■ PARTE TERZA 219 troppo di se medesimi e che non voglion intendere la veritá della gran sentenza, dalla quale siamo avvertiti che non si vince amor, se non fuggendo.

Io feci tutto il contrario. La sicurezza inspiratami dal Zaguri, la stretta famigliaritá del marito colla veneziana, e sopratutto la mia propria inclinazione, ch’io chiamava pietá, mi fecero frequentare spessissimo la casa di quella donna, la quale, vedendo in me piuttosto un angelo tutelare che un amico, mi riceveva sempre con una riconoscenza si viva e con un tal trasporto di gioia, che non andò guari che tutti questi nobili sentimenti . Per un curioso accidente mancherá una pagina a questa stori,:. Io l’aveva giá scritta, quando per rasciugarne l’inchiostro colla sabbia, invece del polverino pigliai per isbaglio il calamaio e versai sopra quella l’inchiostro. Non avendo tempo di ricopiarla, lascerò che il mio leggitore vi scriva quel che gli piace. Questo signor Doria dunque mi si accostò salutandomi, ed 10 feci lo stesso. Dopo varie questioni reciproche, parlommi spontaneamente di quella donna, mi disse che riconciliatasi erasi col marito e mi indicò la sua abitazione. Non credendo aver ragione di temere di colui: — Andrò a salutarla — soggiunsi, e cosi feci. Fui ricevuto da lei con tutta quella gioia con cui si riceverebbe un fratello da una sorella amorosa. Anche 11 rimanente della famiglia e il marito stesso m’accolsero con cortesia e parver lietissimi di vedermi. Ci lasciammo con chiari segni non solo di riconciliazione ma d’amicizia. Andai allora a far poche visite ad altri amici, tra’ quali al mio carissimo Perucchini e all’ottimo ed umano Lucchesi, ch’era stato a Trieste il mio ospitale Filemone. Zaguri non era a Venezia, e Giorgio Pisani, ch’avea giá ottenuta la libertá, mi dissero eh era allor a Ferrara. Nel nominarmisi questa cittá mi ricordai della Ferraresi. Ebbi vaghezza di andar a vederla. Mi accolse con un «oh!» d’allegrezza, e, quando udí ch’io aveva la facoltá d’impegnar una donna pel teatro di Londra, parve voler farmi molte carezze. Per quanto però io bramassi di fare una delle mie solite