Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/24

Da Wikisource.

Spalancò, ciò detto, le porte, e vidi comparire un vecchio d’aspetto orribile, ch’io giudicai avere piú di sessantanni, seguito da pomposo corteggio di staffieri, lacchè e paggi e da due ministri dell’altare. Mio padre veniva dopo tutti, taciturno e con occhi bassi. — Ed eccovi, Matilda, lo sposo vostro — mi disse colei baldanzosamente. — Eccovi, o principe, — vòlta a lui — quella che adesso dalla mia mano, e poi da quella dei sacerdoti, riceverete in consorte. — lo avevo sulle prime perduto il moto, non che la voce. Mormorò allora quello sciagurato diverse parole, che non intesi. Ma, risentitami alfine e quasi animata dal dolore, dal dispetto, dalla disperazione, misi un terribile grido, mi strappai dal capo alcuni veli, che m’avevano posti, e con quelli gran parte de’ crini, e, aprendomi furiosamente il cammino tra quella gente, mi gettai a’ piedi del padre mio, gridando tra i singhiozzi e le lagrime: — Patire mio, soccorretemi! — Questo bastò per rendere quella serpe furente. Non è possibil descrivere lo schiamazzo che fece. Disparvero tutti, ed io rimasi sola con lei e con mio padre, che non aveva né coraggio né forza da difendermi. Chiamò ella infine due servi, che mi strascinarono semiviva in una carrozza. Aveva perduto novellamente l’uso de’sentimenti. Tornata, non so quanto tempo dopo, in me stessa, mi trovai in una camera, ch’aveva tutta l’apparenza di una prigione. Non v’era in quella che un letto, due sedie e una vecchia tavola: assicurate erano le finestre da grate di grosso ferro, ed eran si alte nelle pareti, ch’io non poteva giungervi per alcun modo. Agitata da mille sospetti, passai tutto il rimanente del giorno in querele ed in lagrime. Verso la sera udii uno sbattimento di chiavi al di fuori, e, aperta la porta, entrar vidi nella mia stanza una donna di forme orribili, con un picciolo cesto in mano, cui depose sopra la tavola, e, dopo avermi fissamente guardata, senza aprir bocca parti. Guardai allora nel cestello, e vi trovai una bottiglia d’acqua, due ova e del pane. Ma io non era in istato di premiere altro nutrimento che quello delle mie lagrime, di cui mi cibai, piú che di altra cosa, pel corso di quindici giorni, che durò quella prigionia. Creda che la disperazione mi avrebbe uccisa, se non