Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/241

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e ch’io avrei tolta piuttosto per una femmina di Porcile, di Pietramala o d’altro simil loco di Toscana, cento e cento ve n’hanno in quella cittá, che per gentilezza, per grazie di spirito e per tutti que’ pregi e quelle virtú che adornano sopra tutto il lor sesso, gareggiar possono senza timore colle piú colte e amabili donne del mondo. Io l’ho trovate ospitali senza ostentazione, instrutte senza pedanteria, affabili senza bassezza, vivaci senza ciarlataneria, cortesi senza immodestia, manierose senza affettazione; aggiungasi a queste pregevoli qualitá lo zucchero d’uti parlar che nell’anima si sente; e non si desideri poi di vivere e morire a Firenze!

Non ho potuto trattenermi che pochi giorni in quella cittá; ma quello, che vidi in fatto di fabbriche, di giardini, di pitture, di statue e di monumenti d’antichitá, mi dilettò sommamente, e mi diede molto dolore di dover partire si tosto. Quello, che mi colpi sopra tutto, fu la maniera di conversare praticata da una gran parte delle piú illustri dame di Firenze. Fui introdotto una sera nella conversazione d’una delle prime matrone. Accoppiava questa alla nobiltá del sangue tutte le grazie d’uno spirito coltivato e naturalmente sublime. Era vedova, ricca, giovane e bella. La sua casa era sempre aperta a tutti i forestieri di un carattere distinto, ma, insieme con questi e con principi, duchi e pari di tutte le parti del mondo, ammesse v’erano, festeggiate e onorate tutte le persone di talento, particolarmente poeti, pittori, scultori, antiquari, medici ed avvocati,ecc. La musica non era ammessa che una volta per settimana, tranne in occasioni particolari ed alla prima presentazione di qualche professore eminente; la danza non era permessa che una volta al mese. Si parlava di politica raramente, e il gioco eravi del tutto sbandito. Il soggetto principale di quelle assemblee era la letteratura. Vi si leggevan tutte le sere delle poesie, delle dotte dissertazioni, de’discorsi piacevoli, e due o tre volte per settimana vi si recitavan delle commedie o delle tragedie. I personaggi, tanto uomini che donne, si traevano a sorte. Non potendo oppormi al costume, dovetti consentire che il mio nome