Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/242

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fosse con quello degli altri messo nell’urna, e mi toccò legger la parte d’Aristodemo nella bellissima tragedia di Monti. La seconda sera fui invitato a legger qualche poesia da me composta, e lessi il mio ditirambo Sugli odori , che parve esser applaudito. La terza sera udii con infinito diletto recitarsi il Saul d’Alfieri. Rimasi stordito Non era però da maravigliarsi. Tutti quelli, che recitaron quella tragedia, erano stati allievi di quel gran poeta nel declamare.

Io diceva allor fra me stesso: — Se fossero qui quelle damine inglesi, che consumano tanto tempo in menar le calcagna e le gambe al cattivo suono talvolta d’un pessimo violino, qual idea formerebbero delle donne d’Italia e che direbbero di se stesse? — Quel, ch’io diceva allora tra me delle inglesi, potrei osare presentemente, pieno di rispetto e di riverenza, dirlo all’orecchio a’ prediletti americani? E, per stringermi a un piccolissimo numero, potrei chiedere per qual ragione queste tanto a me care giovinette, ch’ebbi ed ho la dolce ed onorata incombenza d’instruire nella bella lingua dell’Arno, e che leggono con tanta dilettazione e con tanta grazia le deliziosissime opere de’ nostri poeti, non hanno la permissione di dar pruove del loro spirito e delle cure del loro institutore, col recitare qualche volta a uno scelto numero d’amici queste opere stesse che tanto pregiano? Non si permette a queste sonar e cantare pubblicamente? Non si permette loro danzare? E perché non leggere? Ho fatto il quesito: senza aspettar la risposta, torno a Firenze. Dopo aver veduto con mia gran doglia che nenimen in quella cittá non v’erano soggetti che convenissero al teatro di Londra, decisi di tornar a Bologna. Il mio viaggio fu piú ridicolo che disgraziato. Il freddo era eccessivo e la neve altissima per tutto il cammino. Partii la notte con un vetturino, che aveva un cattivo calesso e due pessimi cavalli; ma fu il solo che per un prezzo esorbitante s’offerse di condurmi fino a Bologna, e, come si seguitava a parlare d’una eminente rottura tra Tarmate, cosi m’affrettai a partire a rischio di tutto. Prima d’arrivare a Pietramala, il mio legno si ribaltò, mentr’io dormiva saporitissimamente; onde io mi trovai, allo svegliarmi, in un tenerissimo letto