Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/245

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quella donna furiosamente. — Fuori di questa casa, eretici maledetti! — Il marito di questa femmina, considerato lo stato delle donne e quello della mia specialmente, procurò di placarla, ma invano. Prese con sé le chiavi delle camere e se n’andò fuori di casa ella ctessa. Per buona sorte lasciò le chiavi della dispensa, e l’oste, scrupoloso a metá, le consegnò alla mia donna e la consigliò di servirsi. Si cenò; ma, quando pregammo di darci de’ letti, c’informò che la moglie sua partita era dopo aver chiuse le camere e portate seco le chiavi. Risolvemmo allora di porre le donne e i fan iulli nelle carrozze, ed io col signor Harrison (tale era il nome del marito di quella virtuosa) ci stendemmo sul fieno presso i cavalli, in una spezie di stalla. Ma il freddo, da eu : non ri p ,tevamo difendere nemtncn con do; pi mantelli-, e l’immensa quantitá di ratti i un’enorme grandezza, che ci cominciavano a rosicchiar gii stivali, ci obbligarono a ritornare nell’osteria, dove il vario odore di trenta e piú fiati, riscaldati da una grande stufa di ferro abbronzita, mancò poco che non ci soffocasse. Queste respirazioni eran accompagnate dalla sollazzevole musica di semifischi di boccile e di nasi, che a guisa di coro russavano, ed erano queste di persone che dormivano su varie tavole, da tutte le parti di quella stanza, sostenute da corde, e queste tavole cosi cariche ci pendevan diritte sul capo, con rischio continuo ed eminente di caderci addosso e di fracassarci.

Sul fare del giorno partimmo e arrivammo salvi fino ad Arburgo. L’armonia e la concordia però, che conservossi mutualmente fino allora, cominciò da quel momento ad intorbidarsi. Osservai che, per lo spazio di sette o otto eiorni, nel giungere alle locande il signor Harrison, che avea piú fumo che senno nella testa balzana, cercava di tratto in tratto occasioni di liti. Tacqui per aver pace, ma vedremo tra poco qual fu la fine di questo suo strano capriccio Dopo esserci fermati due giorni ad Arburgo, chiedemmo di passar l’Elba: ci dissero ch’era gelata, ma che si potca viaggiare sul ghiaccio fino ad Amburgo. Vedendo molte altre persone ciò fare, risolvemmo di farlo anche noi; benché pochi di prima, il ghiaccio aprendosi a un certo loco.