Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/263

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abitazione, e Io diede in mano agli sbirri. Io non sapeva nulla né del suo ritorno né della sua carcerazione. Un cantante di quel teatro udi tutto il fatto, venne da me e me ne fece il racconto, a cui aggiunse queste parole: — Ecco il momento di confonder Taylor e di far conoscere citi è Da Ponte. Bisogna andare a liberarlo. — Questi pochi detti furon un foco elettrico pel mio core. Mi ricorse allo spirito in un istante lo stato in cui io era in Olanda, il sogno di Cera, il pane, le aringhe, gli scacchi, le lagrime, i versi ripetuti da me in quel momento felice in cui mi capitò l’invito al poetato di quel teatro, e, a malgrado delle strida di mia moglie, di tutta la famiglia e di molti amici, dimenticando perdite, ingiurie e ingiustizie, volai col medesimo cantante e con un fratello mio alla casa cicli’ufficiale dov’cra chiuso, e domandai di vederlo. Ando il cantante nella sua camera e portogli l’ambasciata. Quando udi il nome mio, rimase attonito e appena voleva crederlo. Egli era stato condotto in quel loco verso le dieci della mattina, ed erano giá suonate le sette della sera quand’io son andato da lui. Aveva scritto e rescritto a tutti quelli che gli si vantavano amici, ma nessuno gli aveva risposto. La durezza degli altri doveva per conseguenza piú dolce rendergli e piú inaspettata la mia volontaria venuta. Entrai nella stanza, gli stesi la mano, ed egli mi stese la sua. Io non so qual di noi avesse il core piú chiuso, se io dal piacere ch’avea nella speranza di liberarlo, o egli dalla sorpresa e dall’ammirazione di si straordinaria e poco aspettata bontá. Dopo aver taciuto pochi momenti, lu il primo egli a parlare. Ecco il nostro corto dialogo.

— Signor Da Ponte, voi qui?

— Si, mio caro signore, io qui, per soccorrervi, per liberarvi.

— È possibile?

— Se mi vedete qui, bisogna bene che sia possibile.

— E cosa h) deggio dire? (1) «Cosa», in loco di «che», non è di buon conio. L’ho trovata però nelle lettere di Eoscolo e ne’nobilissimi scritti del mio Pananti. Sarebbe error l’imitarli ?