Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/272

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mai dovessi stampare la Divina commedia di Dante, o la Gerusalemme del Tasso per l’uso medesimo, credo che oserei, con tutto il rispetto dovuto a que’ grandi uomini, cangiar tre o quattro versi del primo e dieci o dodici del secondo: perché né Dante né Torquato diverrebbero men famosi per questi, né i versi miei, per cattivi che fossero, scemerebber la luce di tintigli altii; ma i maestri di lingua ed i lor allievi non si troverebbero imbarazzati e confusi al suono d’una «trombetta» assai sporca de’ demòni di Dante o alle troppo vive pitture delle bellezze d’Armida. Quanto alla ristampa delle sue leggiadrissime ed impareggiabili novelle, non credo, a dirle il vero, che sia intrapresa buona per me. La ringrazio nulladimeno della offerta eh’Ella mi fa, e della sua buona intenzione. E il famoso «merendante di corna» (0 che fa a Vienna? Ha Ella novella di lui? Vuol farmi la grazia di parlarmene la prima volta eh’Ella mi scrive? Son desiderosissimo d’udire da lei se vero è che quel cornutissimo animale sia stato la causa primaria per cui Ella dovette partire da Vienna. Ho l’onore di essere suo devotissimo servo ed amico - Lorenzo Da Ponte.» Non ebbi fatalmente il piacere di ricever una sua risposta a questa mia lettera; ma, pochi di dopo, un amico scrissemi da Parigi che quel vecchio straordinario era morto d’indigestione, nella casa, credo, di Giuseppe Bonaparte, che favoriva e proteggeva mirabilmente quel raro genio poetico. Egli aveva passati gli ottanta, quando terminò di scrivere quel poema. Fece molto strepito, auando vide la luce. Sotto il velo della favola, contiene delle pitture vivissime de’ primi personaggi d’Europa, (i) Quand’io partii da Vienna. Leopoldo prese Bertali a poeta nel suo teatro. Un’anno dopo capitò Casti, e quel povero ciabattino drammatico fu congedato. Ma Casti, che non amava molto la fatica, domandò ed ottenne a coadiutore il signor Gamerra. poeta assai nolo per la sua Coi-nfide, poema in sette o otto volumi assai grossi, dove pai la di tutte le corna che apparirono in terra ed in cielo, dalla nascila di Vulcano x quella del suo signor nonno. Questo ingratissimo comincio non fu un anno in Vienna, che si mise a cozzare col suo benefattore; l’accusò di giacobinismo; e il povero Casti ebbe improvvisamente una visita simile a quella ch’ebb’to a Moedliug. Gli presero tutte le carte e gli commisero di partir immediatamente di Vienna. Casti a Vienna ci perdé molto in simile esigilo; ma il mondo letterario guadagnò il bel poema degli Ammali pallenti. Ora ch’ei piú non è, è lecito dirlo.