Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/281

Da Wikisource.

rifiutò con disdegno, e voleva per forza ch’io n’accettassi alcune da lui. Non occorre dire i diversi affetti che m’assalirono in quell’istante. M’abbracciò, parti ; ed io, non essendo ancora la mezzanotte, mi vestii sollecitamente e corsi alla casa di Gould. che dirigeva allora il teatro. Gli narrai tutto il fatto, gli esposi la mente ili Taylor, e gli chiesi cento ghinee a conto del mio salario, ch’egli senza renitenza mi diede. Tornai a casa, mi ricoricai per poche ore e verso l’alba mi vestii ed andai sul fatto in cittá per passaggio. Non ebbi a cercare molto: nella medesima bottega, ove entrai per informarmi se v’eran vascelli che partissero per l’America, trovai il capitano Hyden, che aveva affissato un cartello per dar avviso della sua partenza per Filadelfia, che doveva seguire il quinto giorno del mese stesso. Non v’era tempo da perdere. Andai all ’Alien office , m’abboccai col direttore di quell’uffizio, gli narrai tutto il fatto, ed egli, con una grazia ed una bontá degna di lui, ordinò che mi si desse subito un passaporto e che nessuno di quell’uffizio parlar osasse della mia partenza. Presi quindi un calessetto di posta e andai a Gravesand col fratei mio. Quando gli dissi che andava in America, il suo dolore fu tanto grande, ch’io credea ch’ei morisse. Ma, a forza di preghiere e di ragioni, parve un poco ritranquillarsi, sopra tutto quando gli diedi solenne promessa di tornar a Londra in sei mesi o di f^rlo venire meco in America. Ma non fu né l’una cosa né l’altra. Egli mori a Londra due anni dopo la mia partenza ; ed io sono ancora in America.

FINE DEL VOLUME PRIMO.