Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/38

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Fui allora tentato di tornar a Livorno, dove chiamavami un certo affetto alle ceneri de’miei genitori; ma non potei risolvermi di lasciar Venezia, dove tanta caritá verso i poveri trovato avea, ed ancor men certa giovine, di cui vi farò parola tra poco. Dovete sapere che, dopo poco tempo il mio arrivo in questa cittá, presi un piccolo alloggio in casa d’una vedova, con cui abitai per lo spazio di ventidue anni. Non aveva costei die una fanciullctta di pochi mesi, quand’io la conobbi. Era onesta in povertá di stato, e questo bastava per far che il mio core si dichiarasse per lei. Ma la bambina, che per alcuni anni io trattava con domestichezza di padre, mi crescea sotto gli occhi impercettibilmente, e, giunta ai quattordici, era donna non solo, ma era di piú un prodigio di bellezza e di spirito. Le dava la madre la solita donnesca educazione, ed io l’esercitava per mio diletto nella letteratura. Aveva dodici anni, quando incominciai. Non è possibile dire quali furono i suoi progressi. All’etá di diciassette anni scriveva con qualche grazia si in prosa che in verso, lo non era di sasso. Me ne innamorai si focosamente, che non poteva piú vivere senza lei. V’erano circa trentacinque anni di differenza tra noi; ma questo non bastò a moderare, non che ad estinguere la mia passione. Una sera, essendo colla madre soletto, le narrai per intero la storia mia, ch’ella non sapeva che in parte, e le domandai se consentiva di darmi in isposa la figlia. — A Dio non piaccia — mi rispose ella — eh’ io neghi a voi cosa alcuna, che in mio poter sia di concedere. Possiate, o signore, esser colla Lisetta felice, coni’ella sicuramente sará felice con voi. — Queste poche parole tutto dicevano. Chiamò sul fatto la giovine, che, saggia essendo e costumatissima, quello disse serenamente di voler fare, che all’amorosa sua madre fosse piaciuto. In pochi di la sposai. Presi allora in affitto questa casuccia, dove conobbi per sedici anni tutta quella felicitá, di cui uom, vivendo, è capace. Una lunga e penosa malattia mi tolse dopo questi la moglie, la quale non mi lasciò per conforto della mia vecchiezza che una figliuola. Questa è l’opera da me incominciata: vorrei, prima di morire, terminarla, assicurando, per quanto posso. la sua felicitá. Ella