Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/48

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prima volta da me e dal fratello mio in quel seminario introdotto. Da quarant’anni in qua seguesi il nostro metodo, s’adottan le nostre regole, si studiano i medesimi autori, che erano nomi ignoti a’professori di quell’instituto, quando arrivammo a Trevigi.

Cominciarono da quell’epoca i grandi avvenimenti e le strane vicende della mia vita, e fui spinto fin da quel punto in una carriera affatto diversa da quella, per cui dagli usi, dalle circostanze e dagli studi giá da me fatti io mi credea destinato. Era incombenza mia, come professore di lettere italiane e latine, far recitare l’ultimo giorno dell’anno scolastico, dagli alunni affidati alla mia educazione delle composizioni scritte da me sopra qualche soggetto scientifico. Quello, che scelsi in quell’anno, fu per mia disgrazia il seguente problema: Se l’uom procarciala si fosse la felicitá unendosi in sistema sociale, o se piú felice polea riputarsi in islalo sciupi ir e di natura. Questo problema, e piú la maniera onde fu trattato da me, per somma ignoranza de’ miei giudici e per le maligne interpretazioni de’ miei rivali, parve o si volle almeno far parere scandaloso, imprudente e contrario all’ordine e pace sociale. S’infiammò sopra tutto la testa de’ riformatori agli studi di Padova, soggetti ch’avevano piú bisogno d’esser riformati che morale e giudizio da riformare; e questi portarono Padare al senato, che per la prima volta in Venezia forma si vide assumere ed autoritá esecutiva; e, dando a un ghiribizzo poetico, ché tale era quella esercitazione, tintigli apparati eli faccenda importante e d’interesse pubblico, si stabili con gran pompa il giorno della discussione. I parenti ed amici miei, sopra tutto i signori Giustiniani, della cui illustre famiglia era il vescovo di Treviso, mi consigliarono d’andar a Venezia a difendermi. Pochi giorni dopo il mio arrivo a quella capitale, ebbi la sorte di conoscere Bernardo Memmo, uno de’ piú conspicui e dotti soggetti di quella repubblica. Udiegli la storia mia, e mi promise favore. Procuroinmi immediatamente la protezione di Gasparo Gozzi, eminentissimo letterato di que’ tempi, caro a’ riformatori di quell’anno e loro attuai consigliere. Fu per avviso del Memmo