Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. I, 1918 – BEIC 1797111.djvu/52

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— Lorenzo Da Ponte.

— Di die paese?

— Di Ceneila.

— Lorenzo Da Ponte, di Ceneda, d’ordine e decreto dell’eccellentissimo senato, «ti si commette di non esercitare mai piú in alcun collegio, seminario, universitá del serenissimo dominio veneto l’uffizio di professore, lettore, precettore, institutore, ecc. ecc. E ciò sotto pena dell’indegnazione sovrana». Va de. — Chinai la testa, mi misi le mani e il fazzoletto alla bocca per non ridere, e me ne andai. Sulla scala del palazzo ducale incontrai mio fratello ed il Memmo. Il pallor della morte era dipinto sul loro volto. Un sorriso, che mi balenò sulla faccia, rassicurolli. Il Memmo, ch’era stato piú volte inquisitore di Stato e che conosceva a fondo le leggi e la politica del suo paese, rimase estatico al racconto del fatto e gli scappò di bocca:

— Parturient niontes! — Ma, mettendosi poi un dito sulle labbra, m’abbracciò e mi condusse a casa. Passammo il resto di quel giorno in gozzoviglie ed in feste, a spese de’ riformatori e del loro «Vade». Uscimmo verso la notte e anelammo a trovare il Zaguri, di cui non so se fu maggior il piacere o la maraviglia. M’offerse il Memmo la stessa sera un onorato asilo in sua casa, dove passai alcuni mesi tra le delizie della ospitalitá e della filosofia. Presentato fui in questo tempo da’ miei due benefici mecenati ai piú colti e conspicui soggetti della repubblica, da cui, per la storia delle mie vicende e piú forse pel credito de’ miei protettori, io era accolto graziosamente ed accarezzato. Io non m accorgeva della mia passata disgrazia.

Aveva, quanto all’onor letterario e quanto all’ interesse, tutto ciò che poteva solleticare uno spirito fervido. La borsa del Memmo era aperta a tutti i miei onesti bisogni, ch’ei sempre con singolare generositá preveniva. Non conversava che con uomini illustri per letteratura e per grado. Le belle di Venezia andavano a gara nel distribuirmi lodi e favori: tutte volevano vedermi, tutte udire i miei versi, tutte biasimavano il gobbo, lo zoppo, i riformatori, il senato ed i lor giudizi.