Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/115

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Sebbene però e questo crine canuto e le pruove non dubbie, che per tanti anni studiai di dare d’amore, di veritá e di desiderio sincero de’ vostri maggiori vantaggi, dovrebbero farmi sperare che per giusti da voi si tenessero i miei propri giudizi in fatto della letteratura del mio paese, giudizi corroborati da un Roscoe, da un Ginguené, da un Villemain, e in gran parte dal vostro famoso Byron ; voglio nulladimeno che non udiate piú la mia voce per ora, ma voglio che per la mia bocca udiate quella d’uno straniero, a cui nessuno oserá dire: — Signor italiano, voi siete troppo parziale, troppo caldo e pregiudicato dall’entusiasmo nazionale, in altre parole, troppo fanatico; e questo vi fa gonfiare la tromba panegirica a favore de’ vostri scrittori (ò. — E volete sapere, signori, chi è lo straniero che udrete ora parlare per la mia bocca? Egli è il signor Tomaso Iacopo Mathias, che voi tutti conoscete come uno de’ piú famosi letterati dell’Inghilterra, e cui riconosce meco l’Italia tutta come uno de’ piú leggiadri e brillanti ornamenti dell’italiano Parnasso. E, perché non credasi per alcuno che parzialitá e gratitudine a dire m’inducano piú del vero di questo amico prezioso della mia patria e mio, mi piace ripetere quello che i piú illustri poeti, le piú rinomate accademie italiane dissero di lui, e in quante maniere l’esaltarono e lo onorarono le cittá, i letterati e i piú cospicui giornali d’Italia. Udite come favella di lui il duca Gaspare Molo, uno de’ piú spiritosi poeti di Napoli. Di tanti, c’hanno sostenuta la venustá dell’italiana favella, egli è sorprendente il vedere che un figlio d’Albione..., colla scorta d’un genio distinto, d’un gusto squisito, della piena cognizione de’ classici greci e latini, sia giunto a scrivere in italiano versi cosí belli e sublimi, che sembra sia un prodigio dell’umano ingegno e quello d’un fino discernimento, cui la bellezza dell’italiana favella ha dato quell’elettrica scintilla, che lo ha animato e condotto a tanta perfezione. Le sue poesie furono pubblicate in Londra, e quindi in Toscana, co’ dovuti encomi, nonché in Roma, (i) Frase usitata da un contributore d’un giornale americano.