Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/127

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teneri anni amato sopra ogni cosa, e per le cui replicate lettere, spiranti amore, rispetto, stima, riconoscenza, nudriva le ’ piú soavi speranze d’una reciprocazione perfetta d’aiTetti? A questo dolce pensiero il piacer ineffabile s’aggiungeva di veder per la prima volta e stringer al mio seno una nipote, delle cui belle qualitá personali, soavitá di carattere e gentilezza di maniere avea ricevuto da vari amici le piú piacevoli informazioni, e che per un distinto ed ammirato talento brillava giá nella piú filarmonica cittá d’Italia (ché tale è Venezia) in un’arte ch’io sperava dover contribuire a una maggior diffusione di quella favella, che formò e formerá sempre il primo e l’ultimo de’ miei voti, e a perpetuare con una nobile biblioteca la sua impareggiabile ma poco ancor conosciuta letteratura! Siccome però nel giardino deH’umane delizie rosa non v’ha senza qualche spina, cosí la non picciola spesa, che per la partenza del fratello mio da Venezia e pel viaggio suo colla figlia ed altre domestiche combinazioni occorreva incontrare, mi sbigottiva e discoraggiava, pel timor naturale a un uomo di limitata fortuna di non poter trarmene con onore. Ne’ trasporti del mio fervore io aveva scritto al piú prezioso, al piú liberale de’ miei amici, al signor dottor Domenico Rossetti di Trieste, di non guardar per minuto alle spese, e aveva impegnato il mio onore e la mia sacra parola con lui di pagar prontamente, perch’egli l’impegnasse cogli altri. Non esitò, non tardò a secondarmi quell’uomo angelico; ma, quando mi scrisse: «Quattrocento e venti piastre so ben che faranno un gran vuoto in una borsa poetica», tremai, lo confesso, dal capo ai piedi, non vedendo da qual sorgente scaturir dovea questa somma, che per colmo de’ mali dovea pagarsi a vista. Questa paura non mi lasciava sentir tutta la dolcezza dell’avvicinamento del loro arrivo, che il mio core bramava sollecito e il mio piccolo scrigno procrastinato; ma, quando il giorno diciottesimo di febbraio l’arrivo del vascello, dove imbarcati s’erano, fummi annunziato, e poche ore dopo la carrozza giunse alla porta della mia casa, dond’essi uscirono, la mia infinita allegrezza non lasciò piú loco a paure, e le carezze, gli abbracciamenti, le questioni reciproche, or