Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/148

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allievi. Non ne nomino alcuno, perché ne avrei a nominare troppi, se incominciassi. Fu per la protezione e per la cura di questi che, in meno d’un mese dal giorno del mio arrivo, ebbi dodici scolari, che in brevissimo tempo giunsero a venti e che d’anno in anno vanno crescendo b).

L’inaspettato mio arrivo e piú la mia rapida riuscita non piacque guari al signor N. N., che esercitava da qualche tempo il mestiero di maestro di lingue, e che, pochi di dopo il mio arrivo, molti, ma sopra tutto gli allievi miei, congedarono, o perché noi conoscevano, o perchè lo conoscevano troppo per tornar a me, che sette anni prima aveano non poco e non troppo conosciuto. Passarono vari mesi senza ch’egli venisse da me o io andassi da lui. Un giorno, insalutato hospite, vedo entrare nella mia camera un omaccio di brutto ceffo, da un gran paio d’occhiali, ch’aveva sul naso, fatto ancora piú brutto, e sento nel tempo stesso una voce spiacevole, che mi dice: — Il signor N. N. che viene a riverire e a conoscere il signor Da Ponte. — Fin dalla nostra prima conversazione avrei potuto formare assai facilmente una giusta idea di costui. I suoi sguardi, i suoi gesti, le sue millanterie erano colori vivissimi della sua anima. Ma io non mi son mai creduto buon fisonomista, e, per quanto studiassi Lavater, non ho mai osato giudicar un uomo da’ delineamenti del volto ; ma ho imparato ben dal Vangelo a non giudicare «secundum faciem». Rimase costui piú d’un’ora e mezzo con me. Parlò moltissimo e sempre di se stesso, mi narrò le sue avventure, le sue imprese, le sue prodezze. Egli era stato, all’udir lui, il braccio destro di Napoleone; egli avea avuto da lui delle croci d’oro, degli ordini, de’ diplomi, in ricompensa de’suoi consigli e de’suoi servigi. M’informò delle sue peripezie (non di quelle accadutegli a Genova); mi disse che l’imperator di Germania ebbe tanta paura di lui, che, per farlo partir da’ suoi Stati, gli diede una pensione di cinquecento piastre (i) Sia detto a gloria di questa colta e spiritosa cittá: dal mese di decetnbre 1822 a maggio 1823 ebbi quarantotto allievi di lingua italiana.