Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/165

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Mathias, dall’uomo cioè a me piú caro e da me piú riverito che tutti gli uomini della terrai).

Pag. 144, riga io:... regalai al portatore, con queste parole: — Vi regalo questo, signor cameriere, pel disturbo’d’avermi portato questo foglio. — Pag. 146, riga 16: «divenni furente». Chiesi udienza particolare a Cesare; egli ne concedeva spessissimo. A me fece rispondere che non ha tempo. Nel bollor della collera scrissi la seguente lettera. Io non conosceva Leopoldo, quando la scrissi. Leopoldo, sei re. Giustizia imploro, grazia non vo’. So che la prima è questa di tue virtú ; ma buon voler sovente non basta all’uom, ed uom tu sei, soggetto com’altri a frode, anzi piú ch’altri ancora, se nessun come te, perché re sei, schiera d’adulator circonda e cinge, e di fallaci consiglier; che il vero cercan velar o colorire in parte col vii pennello d’interesse. Avvezzo all’arti di regnare, è ver, tu aguzzi il linceo sguardo e il rapido intelletto all’esame dei cor; ma troppi sono gli insidiator, son troppi, a me lo credi, e forse piú chi men ti par. Or odi quel che un labbro sincero, il piú sincero che vanti il regno tuo, del solio al piede impavido depone, e sprezza poi quanto da opinione e da fortuna nascer può di sinistro. Il mio destino non dipende da te, ché non ha dritto tutta la tua possanza e tutta quella dei possibili re sull’alma mia. S’io non sentomi reo, se coscienza (1) In realtá la canzone fu pubblicata nella parte terza ; sará riferita piú sotto. [Ed.]