Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/183

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ed hanno prodotto effetti cosí desiderati nelle espressioni del nostro diletto valchiusano: L’uno ver’ l’altro con amor conversi.

Avrei mai creduto che fosse stata tanto coltivata la lingua d’Arno tra fiumi non pria conosciuti da quella: ma voi siete il maestro, voi il duca, e sotto la vostra insegna si spanderá la forza e l’armonia. Ammiro gli estratti della vostra Vita , che m’avete mandati, e gli squarci poetici in ottava e terza rima. Vorrei avere una copia della vostra maravigliosa canzone scritta all’America in tempo di guerra: è stata molto, molto ammirata in Londra, e questo lo so per pruova. Non ebbi il piacere di ricevere le altre preziose lettere favoritemi pel mezzo del conte. Vi manderò una copia dell’aurea vostra canzone, diretta a me da Filadelfia, che si ammira per la tenerezza ed affetto, ma si piange leggendola. Siete il piú felice de’ petrarchisti, con la stessa armonia che suona in tutti i cor si dolcemente.

Vivete, «et.precor integra cum mente_/elicetti senectam degere, nec ciltiara carentem». Non volendo finire questa mia letterina senza qualche verso, vi mando una iscrizione scritta da me nel tempietto dedicato a Torquato nella villa reale di Napoli. Non vi spiacerá questo affettuoso mio rispetto alla memoria d’un tanto uomo. Ve’ ! qui Torquato dagli affanni stanco e dall’aspre fatiche lasso posava il fianco. Per queste selve delle muse amiche alberghi scelse solitari e fidi. Qui di sirene ancor lo stuol s’aggira, e dentro all’aurea lira fan nido i cigni dai sonanti lidi. Ma tu, dal freddo clima e dall’adusto che arrivi peregri.i lieto e bramoso, in atto rispettoso t’inchina a questi marmi, e al sacro busto di costui, del Sebeto orrevol vanto, spargi fior dalle man, dagli occhi il pianto. (Napoli 1822).